Cindarella

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    Ben svegliata

    Diceva il barone seduto davanti alla porta della stanza utilizzata come cella per Delia, l'ambiente in cui si era trovavano era decisamente più umido. Dietro le sbarre della finestra poteva notare la palude che circodava la fortezza dei mercenari.
    La monaca non era legata, la cosa non sembrava preoccupare il Barone dal momento che la fuori era pieno di mostri abbastanza pericolosi per essere un buon detterente per eventuali fughe.
    Inoltre nonostante fosse disarmata Sigfrid si era prodigato per curare le ferite inferte alla guerriera, aveva le braccia fasciate, ma i balsami utilizzati stavano favorendo il recupero della combattente.
    Il padrone di casa aveva abiti comodi come sua abitudine, da quelle parti lo scontro era sempre dietro l'angolo, ma non portava con se lo spadone in quel momento.

    La tua ostinazione ti fa onore

    Era il suo carciere, ma il carattere dimostrato durante il duello stava insinuando della curiosità nella sua mente.

    red sonja
     
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    galatea-piccola
    Delia s'era risvegliata senza nemmeno accorgersi d'essere svenuta prima.
    Un momento era un corpo roteante parte di un complesso sistema di polveri, sudore, sangue e olio; quello dopo era una mummia indolenzita... dove? Per terra? Su un giaciglio di qualche tipo? Con la luce del Sole Divino sulla pelle o riversa in un cono d'ombra a desiderare l'aria fresca del mattino?
    C'erano stati giorni, nel Monastero, giorni in cui era stata costretta a letto con la febbre (la stessa che sentiva ora bruciarle il viso ed il petto) in cui la sola visione dell'esterno le ristorava il pensiero: sarebbe uscita, prima o poi, a respirare nuovamente ed a raggiungere suo fratello per scambiarsi due colpi di scherma o a fare una passeggiata a cavallo. Eppure, nel mezzo degli spasmi di dolore, delle ossa scricchiolanti, nonostante gli occhi chiusi, riuscì a percepire un odore che non era quello che immaginava. D'altronde la palude, per quanto bonificata, ha sempre un odore particolare. Soprattutto per chi non è abituato a sentirlo.
    Quindi Delia aprì gli occhi, osservando un soffitto sconosciuto.
    Si contorse, per poi pentirsi di essersi mossa, e si fermò quando una voce le diede un caldo buongiorno; in qualunque altra occasione sarebbe scattata sull'attenti, cercando la sua spada, ma nel momento in cui tentò di muovere le braccia fu costretta ad inarcare persino la schiena per trattenere un grido di dolore. Arricciò il viso in un'espressione che aveva anche del furibondo, visto quanto si sentiva stupida a non aver pensato immediatamente a sentire i moniti della sua carne a starsene buona (quanti suoi maestri avrebbero potuto bacchettarle le mani per questo suo carattere).
    Doveva pensare.
    Possibilmente prima di fare qualunque str*nzata.

    Si piegò a sufficienza da guardare, finalmente, in faccia la palla di cannone che le era stata sputata addosso: forse Sigfrid era abituato ad essere guardato in un certo modo, magari addirittura sentendo odio e rancore dei suoi prigionieri attraverso il modo in cui gli puntavano gli occhi addosso, ma quel prigioniero in particolare, per un lungo momento, mentre lui le si complimentava, lo osservò con un certo pensiero critico ed una razionalità da escapolatore. Certamente stava valutando le sue possibilità di sfuggirgli in qualche modo.
    Al pensiero di affrontarlo direttamente le fecero male persino le punte dei capelli.
    Fuori c'era un terreno impervio e sconosciuto che non le faceva presagire nulla di buono.
    Difficilmente qualcuno che non fossero i poveri agricoltori da cui stava andando si sarebbe accorto della sua assenza.
    «... quello che non hai dimostrato tu colpendomi alle spalle.» rimbeccò con tono affaticato, ma anche, per certi versi, infantile. Come se si sentisse più offesa per quello che per essere stata ferita: per qualcuno che, nonostante tutto, avesse riconosciuto il suo Ordine e ne sembrasse compiaciuto e non per un brigante qualsiasi che aveva visto una donna sola e ne aveva voluto approfittare.
    Il solo aver aperto bocca le aveva mandato in fiamme il petto, per cui seppur c'era qualcosa che forse voleva aggiungere si limitò a chiudere la bocca ed a stringersi le labbra nella morsa dei denti.
     
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    Come dice il detto? Ferisce più la lingua che la spada

    Ghignava, la donna si alzava dal suo giaciglio nonostante avesse le braccia fasciate.

    Avanti!

    Dava il permesso alla persona che aveva bussato, una mercenaria dai capelli rossi con in mano una ciotola calda.

    Ti aiuterà a mangiare, non avrà il gusto dei cibi a cui sei abituata, ma aiuterà il recupero

    La squadrava per poi aggiungere.

    Sei libera di muoverti dove vuoi, hai una cappella se vuoi pregare

    Una lieve nota di disgusto nelle ultime parole per concludere.

    Se vuoi ripensare alle tue priorità, ho bisogno di gente come te

    Ora Sigfrid teneva le braccia conserte in attesa di una risposta da parte della suora.
     
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    galatea-piccola
    «Avrei da ridire...» commentò flebile alle sue prime, in un moto d'ironia che però non le mise sul viso nessun tipo di smorfia divertita. E no, non era in piedi: era riversa sulla schiena, che piegava in una strana angolazione verso un lato del letto per guardarlo in faccia; ogni suo tentativo di muoversi era stato stroncato da una fitta di dolore, e nonostante tutto non aveva quel tipo di addominali che le avrebbero consentito di alzare il busto senza usare le braccia (e, se pure li avesse avuti, le costole si sarebbero decisamente ribellate ad ogni tipo di movimento).
    Se avesse avuto la forza di parlare, certamente gli avrebbe chiesto che ne sapeva lui dei cibi a cui lei era abituata, ma non poté impedire al suo stomaco di gorgogliare quando, nel mezzo dell'aria palustre della stanza, si fece strada il profumo invitante del cibo. Qualunque cibo. «Possa il tuo cammino... essere sempre luminoso...» con un anelito, ma era difficile dire chi stesse effettivamente ringraziando, se il suo Dio della Luce o la donna con i capelli rossi.
    Ma nel frattempo sentiva cosa la palla di cannone stava dicendo ed a lui concesse un'occhiata di riserbo, glissando elegantemente sul disgusto mostrato al solo pensiero di una preghiera (o così aveva intuito lei); «Sono ben conscia...» smorfia di dolore «... delle mie priorità. E se questa gentilezza riservata ad un prigioniero...» smorfia di sofferenza «... è solo un modo infimo di arrivare ai tuoi scopi, puoi lasciarmi morire di fame o tagliarmi la testa sul momento.»
     
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    Fino a quando abuserai della mia pazienza?

    Chiedeva con fare retorico per poi sospirare e poi aggiungere.

    La tua ostinazione è seconda solo alla tua stupidità... Ti ho chiesto di portare un messaggio, ma hai ignorato la mia chiesta

    Prendeva una piccola pausa.

    La tua testa vale più di quello che credi, qualcuno sta venendo a prenderti. Non costringermi a cambiare idea.

    Ghignava, quasi aspettasse solo un pretesto per finire il lavoro. Nonostante tutto Sigfrid qualche volta aveva compassione e rispetto, motivo per cui la monaca si trovava lì
     
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4 replies since 15/5/2022, 09:06   26 views
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